giovedì 4 febbraio 2010

What's the meaning of life?..

Adesso non è che voglio fare il gradasso e partire dalle domande più difficili, ma ultimamente ho sentito una quotes da un film di Woody Allen(Whatever it works) che è veramente interessante.Here it is-.

"..What the hell does it all mean anyhow? Nothing. Zero. Zilch. Nothing comes to anything. And yet, there's no shortage of idiots to babble. Not me. I have a vision. I'm discussing you. Your friends. Your coworkers. Your newspapers. The TV. Everybody's happy to talk. Full of misinformation. Morality, science, religion, politics, sports, love, your portfolio, your children, health. Christ, if I have to eat nine servings of fruits and vegetables a day to live, I don't wanna live. I hate goddamn fruits and vegetables. And your omega 3's, and the treadmill, and the cardiogram, and the mammogram, and the pelvic sonogram, and oh my god the-the-the colonoscopy, and with it all the day still comes where they put you in a box, and its on to the next generation of idiots, who'll also tell you all about life and define for you what's appropriate. My father committed suicide because the morning newspapers depressed him. And could you blame him? With the horror, and corruption, and ignorance, and poverty, and genocide, and AIDS, and global warming, and terrorism, and-and the family value morons, and the gun morons. "The horror," Kurtz said at the end of Heart of Darkness, "the horror." Lucky Kurtz didn't have the Times delivered in the jungle. Ugh... then he'd see some horror. But what do you do? You read about some massacre in Darfur or some school bus gets blown up, and you go "Oh my God, the horror," and then you turn the page and finish your eggs from the free range chickens. Because what can you do. It's overwhelming! I tried to commit suicide myself. Obviously, it didn't work out. But why do you even want to hear about all this? Christ, you got your own problems. I'm sure your all obsessed with any number of sad little hopes and dreams. Your predictably unsatisfying love lives, your failed business ventures. "Oh, if only I'd bought that stock! If only I-if only I purchased THAT house years ago! If only I'd made a move on THAT woman." If this, if that. You know what? Gimmie a break with your could have's and should have's. Like my mother used to say, "If my grandmother had wheels, she'd be a trolley car." My mother didn't have wheels. She had varicose veins. Still, the woman gave birth to a brilliant mind. I was considered for a Nobel Prize in physics... I didn't get it. But, you know, its all politics. It's like every other phony honor. Incidentally, don't think I'm-I'm bitter because of some personal setback. By the standards of a mindless, barbaric civilization, I've been pretty lucky. I was married to a beautiful woman who had family money. For years we lived on Beekman Place. I taught at Columbia. String theory."

martedì 2 febbraio 2010

Dalle stelle alle stalle

Eccomi finalmente tornato a riscrivere sul mio acclamatissimo blog.Sicuramente la mia mancanza si sarà fatta sentire, posso dire che non ho scritto ultimamente perchè non aveva niente di interessante da scrivere.Ma ora sono pieno di cose, diciamo che mi è tornata l'ispirazione.
Ci eravamo lasciati "in quel di Miami", posto surreale, fantastico, vacanziero, double face, dove la differenza tra avere successo e fallire completamente si assotiglia per piccolissime scelte e sfumature, posto che può spaventare o far innamorare, dipende da che angoli uno guarda il mondo.Devo dire che ho capito Miami dopo essere tornato alle realtà normale, o meglio ho capito che non avevo capito Miami.La mia mentalità razionale e decisamente analitica mi aveva portato a cercare una logica in Miami, per capire se ci poteva essere un futuro li per me o no(green card a parte), ma ciò che ho capito, solo dopo essere tornato, è che Miami è una città che va semplicemente vissuta,una città al di la di ogni logica, che può dare tanto o prendere tutto, con molta facilità.Viverci li per tre mesi rappresenta una grande esperienza, che va ben oltre qualsiasi ritorno da stile di vita di una citta Italiana, o almeno di una città del Nord Italia.Per quel che ho visto gli Stati Uniti sono un paese Quick, dove tutto può accadere velocemente e d'improvviso, sia che vai verso le stelle sia verso le stalle.Deve essere anche questo il motivo per cui chi ha una marcia in più, RIESCE in quel Paese e non si fa fermare dalla burocrazia e dalla lentezza di noialtri.

Al di la di questo esistono degli aspetti che differenziano molto la società made in Usa dalla nostra: il cibo, la famiglia(intesa come sua importanza), la cultura delle persone, la light-life-style tipica degli americani e la loro money-mind,le ragazze e il loro modo di vivere(gli unici amici che avevano erano dei chiuaua)...insomma aspetti che io ho appena notato ma che ci vorrebbero anni per capire a fondo e commentare con una buona conoscenza di ciò che si dice.

E cmq, dopo questo devo dire che sono tornato pieno di buoni propositi per ricominciare e con un heart full of emotions pronto a rimettersi in gioco..ma nn avevo considerato qlcs..
Il ritorno, accomodato inizialmente dall'agiatezza di non vivere più da solo e dal dover supplire a tutti i miei bisogni primari, si è trasformato, pian piano, in una strada in salita e impervia.Il mercato del lavoro non dava molte speranze, gli amici non davano molte occasioni di svago vero,l'agiatezza familiare toglieva quel pizzico in più di vita indipendente,L'ITalia prendeva anni e anni dal life style americano in tutti i suoi aspetti:insomma quel che sembrava un viaggetto di vacanza, in una mente che lavora, si è trasformato in un accidentale passaggio dalle stelle alle stalle...
In questa situazione ho cercato di seguire la strada più semplice(non sempre la più giusta): testa bassa e tornare a non ragionare(metafora di LAVORO) , ma vuoi gli inesistenti feedback provenienti dal mondo del lavoro, vuoi l'aver trovato poche motivazioni interne agli input provenienti da ciò che mi circondava, mi sono trovato in poco tempo in una situazione di vuoto totale.E come direbbe uno dei tanti filosofi che non ho mai studiato, nel vuoto totale si comincia veramente a pensare e a ragionare e a farsi molte domande.To make the long story short(come diceva pasticcio), ho scoperto che farsi troppe domande non serve poi così tanto o meglio se non si conoscono tutte le risposte, conviene concentrarsi su poco, o meglio ancora su quel poco che si conosce e a cui si può rispondere in maniera definita e concreta e lasciare perdere il resto(I'll let it roll right off my back).Devo dire che una cosa che ho capito è che la maggior parte di gente prosegue per una forma di inerzia, segue una strada e finché rimane nella carreggiata , si sente sicura a percorrere quel tratto, anche se magari esistono scorciatoie.Questo lo vedo nel cfr tra i miei amici, come loro conducono le proprie scelte in maniera lineare, seguendo la carreggiata e come invece c'è chi deve cercare la scorciatoia, a costo di perdersi ma con il premio di poter arrivare prima.Quale sia la condotta migliore?non lo so,come ho detto prima, non è facile trovare le risposte a tutte le domande e non è detto che queste risposte vadano sempre cercate......